( Luca Martinelli_ Extraterrestre)
La quarta di copertina del nuovo libro di Stephen Buchmann, ecologo ed entomologo che insegna al Dipartimento di Entomologia e il Dipartimento di Ecologia e Biologia dell’Università dell’Arizona, riporta una citazione: «Abbiamo bisogno delle api molto più di quanto loro abbiano bisogno di noi. Non ci sono dubbi».
SENZ’ALTRO QUESTA FRASE rappresenta un invito alla lettura, anche per chi prenda distrattamente in mano il libro «La personalità dell’ape» (Edizioni Ambiente, 2024, 23 euro), un’esca che apre le porte su un modo del tutto nuovo di raccontare le api, un testo appassionato di divulgazione scientifica al cui centro non ci siamo noi, gli esseri umani. Il consiglio, quindi, è di aprire questo testo mettendo da parte l’innato antropocentrismo, lasciar da parte la convinzione che l’ape sia (esclusivamente) l’animale che produce il miele, accogliere le sfide che Buchmann – forte di cinquant’anni di ricerca in tutto il mondo – ci pone: «Un gentile promemoria di quanto complessa e incredibile sia la natura».
«LA PERSONALITÀ DELL’APE» risponde a tante domande, che solo un lettore distratto potrebbe classificare come «curiosità». Se le api possono provare emozioni, sono in grado di sognare o di ricordare, si innamorano, parlano tra di loro e vivono all’interno di una società, ha probabilmente senso avvicinarsi a loro con sguardo aperto, cercando di limitare gli effetti più dannosi che alcune scelte dell’uomo hanno su di loro: delle oltre 21 mila diverse specie di api, molte – anche in Italia – sono a rischio di estinzione, come ricorda nella prefazione Gianfranco Bologna, presidente onorario della Comunità scientifica del Wwf Italia.
ANCHE BUCHMANN PORTA QUESTO tema al centro del discorso fin dalla prefazione, in cui analizza gli effetti di una «fiorente industria globale del controllo delle infestanti, basata su sostanza chimiche letali e tuttavia aspecifiche», evidenziano i pochi passi in avanti fatti da quando nel 1962 Rachel Carson pubblicò il suo «Primavera silenziosa». Capiamo così che il testo che ci accompagna a conoscere le api è estremamente politico, come i lavori di quegli antropologi che aiutano a comprendere il rapporto con gli elementi naturali dei popoli indigeni che si battono contro la distruzione di una foresta.
PUR AVENDO UN CERVELLO minuscolo, con solo un milione di neuroni rispetto ai 100 miliardi degli esseri umani, questi insetti sono in grado di orientarsi, apprendere, comunicare, ricordare e addirittura sognare. Creano mappe olfattive tridimensionali dell’ambiente, individuano punti di riferimento visivi, trasmettono istruzioni danzando e lasciano tracce elettrostatiche sui fiori per guidare le compagne di alveare. Il tutto in un sistema intricato ma perfetto, che tiene in vita il mondo attraverso il meccanismo dell’impollinazione.
ECCO ALLORA CHE DIVENTA IMPORTANTE riconoscere alcune caratteristiche che descrivono il carattere e gli stili di vita delle api. Intanto, si tratta di insetti senzienti e perfettamente autoconsapevoli, che hanno straordinarie capacità mentali, in grado di risolvere problemi, di imparare dai loro errori e addirittura di fare progetti per il futuro. Con tutta probabilità, sono anche in grado sia di sognare che di provare emozioni e sensazioni come il dolore e la sofferenza. Poi, le api hanno una vista tricromatica, che è simile alla nostra perché vedono il mondo in tre colori primari. Mentre per noi umani i colori primari sono il rosso magenta, il giallo e il blu ciano, per le api sono il giallo, l’azzurro e l’ultravioletto.
LA LORO VISTA È SPOSTATA VERSO lunghezze d’onda più corte, oltre il blu e il violetto e verso l’ultravioletto, rendendole capaci di intercettare una parte dello spettro che per noi è invisibile senza l’utilizzo di fotocamere e filtri. Come scrive Buchmann, le api riescono a guardare letteralmente oltre l’arcobaleno, riuscendo a vedere quello che è invisibile ai nostri occhi. Un elemento importante è poi che a dispetto della nostra concentrazione sugli alveari (dove le famiglie di api producono il miele che viene sottratto loro dall’uomo), l’ape è una madre single: le colonie sono l’eccezione, non la regola.
SECONDO BUCHMANN, infatti, la vita dell’ape comune può essere descritta come quella di una madre single, sempre indaffarata e con una famiglia da sfamare con le sue sole forze. Mamma ape vive in un piccolo appartamento sotto terra, non riceve aiuto dal suo compagno (che non c’è più da un po’ di tempo) né dalle sue sorelle o da altri parenti. Ogni mattina va a lavoro per raccogliere nettare e polline dai fiori, con cui poi, una volta tornata a casa, impasterà il «pane» (il pane d’api) per sfamare i figli ancora nella culla.
INFINE, UN PARTICOLARE che può aiutarci: gli occhi di questi insetti vedono meglio ciò che si muove rapidamente. Quando ci si trova di fronte a un’ape, perciò, non bisogna mettersi a muovere freneticamente le braccia, perché così facendo si diventa un obiettivo facile per una possibile puntura. Seguendo questa bussola, potremmo magari mettere a riposo la nostra entomofobia, cioè – spiega l’autore – «l’apprensione e l’ansia in presenza di insetti, è molto diffusa, ed è forte quasi quanto la nostra apparentemente innata paura dei serpenti velenosi».
A PARTIRE DA QUESTO CAMBIAMENTO nel punto di vista, potremmo esser consapevoli dell’importanza di far pressione sulla Commissione europea perché non continui ad ignorare i contenuti della iniziativa dei cittadini europei «Salviamo api e agricoltori!», che ha chiesto di eliminare progressivamente i pesticidi sintetici dall’agricoltura europea dell’80 % entro il 2030, a cominciare dai più pericolosi, fino alla completa eliminazione entro il 2035; di ripristinare gli ecosistemi naturali nelle zone agricole rendendo i metodi agricoli un vettore di recupero della biodiversità; di riformare l’agricoltura dando priorità alle colture su piccola scala, diversificate e sostenibili, favorendo un rapido aumento delle pratiche agroecologiche e biologiche. Richiesta avanzate nel 2019, supportate da oltre un milione di firme, che la Commissione ha accolto «con favore» (aprile 2023), salvo poi ritrattare sotto lo scacco della protesta dei trattori le misure più importanti volte a favorire una transizione ecologica in agricoltura.
CON «LA PERSONALITÀ DELL’APE», Buchmann ci invita a provare empatia nei confronti delle api e di una misura che tutela due specie: «La mia speranza è che dopo aver letto questo libro ne trarrete una rinnovata (o forse la prima) impressione degli incredibili cervelli, menti e comportamenti delle api. Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità. La prossima volta che sentirete quel caratteristico ronzio proverete istintivamente meraviglia invece di paura. Let’s give bees a chance». Diamo un’altra possibilità alle api.